lunedì 16 marzo 2009

Le ronde, dovere e solidarietà


  • Lunedì 16 Marzo 2009 (il Giornale di Vicenza)

Ancora, il codice penale qualifica come reato la condotta del privato cittadino che, senza giustificato motivo, neghi l’aiuto richiesto da un pubblico ufficiale, nella flagranza di un reato. Pertanto, il quadro normativo che giustifica e talora addirittura impone l’intervento del privato nella lotta alla criminalità già esiste e non v’è bisogno di alcuna altra legge.
La Corte Costituzionale, con la sentenza citata, ha fornito il quadro giuridico a sostegno della pronuncia. Leggiamo il passaggio in questione: «Si fa applicazione del principio generale della collaborazione civica in base alla quale ogni cittadino è, secondo i casi, obbligato o facoltato a svolgere attività richieste, con carattere di assoluta ed urgente necessità, nel comune interesse, per far fronte ad eventi rispetto ai quali, data la loro eccezionalità o imprevedibilità, le Autorità costituite non siano in grado di intervenire con la necessaria tempestività, oppure in misura sufficiente al bisogno. Il ricorso al privato, nel caso denunciato, deve farsi derivare dal richiamo che l’art.2 della Costituzione fa all’osservanza dei “doveri di solidarietà sociale”, e che trova nel diritto vigente numerose specie di applicazione».
Ritengo che l’ostilità pregiudiziale al volontariato nella lotta al crimine, pur politicamente corretta, è assai perniciosa.
La società civile, per la sua sopravvivenza, deve affrontare situazioni critiche contando sull’impegno di ogni sua componente, sia istituzionale che personale.
L’imporre completa separatezza tra le funzioni delle forze dell’ordine ed i doveri dei cittadini rischia - alla fine - di giustificare l’atteggiamento di chi, a fronte della commissione di reati, gira la testa per non essere coinvolto o disturbato.
Se consideriamo che metà del nostro Paese è predominio di un’orrenda e secolare criminalità organizzata, favorita dal fatto che di preferenza i cittadini di quelle regioni “girano la testa”, meglio si comprenderà l’importanza di estendere i doveri di solidarietà nel senso di cui parla la Corte Costituzionale.
La Costituzione non serve solo per farci i comizi.

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