Credo di ricordare, pur dopo tanto tempo, il clima di quei giorni. Due anni prima mio padre aveva votato "Repubblica" e mia madre "Monarchia", ma ora entrambi avrebbero votato DC e come loro gran parte dei parenti.
Fronte Democratico Popolare per tutti loro significava "comunista", comunista significava "Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche" (CCCP in cirillico, URSS in italiano) e URSS significava "ateismo di stato": assolutamente incopatibile con gente di fede.
C'era una specie di gioco dell'oca che illustrava le disastrose conseguenze di una vittoria del "Fronte", c'erano fogli di "bollini" con scudo crociato e motto "Libertas" da staccare e incollare come i francobolli, c'erano grandi e piccoli impegnati a incollarne ovunque il più possibile.
Sulla balconata della sede della Democrazia Cristiana, in Corso Palladio, oltre a un grande simbolo di quel partito ce n'era anche uno simile a quello del Fronte Democratico Popolare: un grande cartello con la faccia di Garibaldi e il cartello girava fino a capovolgersi e la faccia di Garibaldi diventava quella di Stalin, le sopracciglia dell'uno diventavano i baffi dell'altro, la barba dell'uno i capelli dell'altro: indubbiamente non si vedeva più la faccia dell'eroe dei due mondi ma quella del piccolo padre. Un modo esplicito per illustrare "se voti Fronte voti Stalin" e la cosa non poteva non preoccupare tutti coloro che non consideravano paradisiaci Russia e satelliti.
Come tutti sanno quella volta il FDP non vinse. Quando si seppe, zia Neta disse alla sorella Teresa: "va da Fofi a comprare salata e faghe '
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