Col tempo alcune cose cambiano, altre no - Scritto il 25/11/2006 Non
so cosa preveda la prossima "legge finanziaria", presentata come
strumento di equità e attenzione per le famiglie. Questo dovrebbe
significare anche che famiglie con reddito lordo eguale e stesso numero
di componenti abbiano alla fine eguale disponibilità di denaro. Per
fare un esempio, se in una famiglia il reddito lordo è di 35 mila euro
annui, il denaro disponibile netto dovrebbe essere lo stesso sia se
quel reddito deriva dal solo marito (o moglie) sia se vi concorre anche
il coniuge con 2840 euro (coniuge a carico) o con 2841 (non a carico e
senza possibilità di ulteriori detrazioni); se questo non succede non
c'è equità, come non c'è se si discriminano le famiglie basandosi solo
su cavilli formali.
Tutti riconoscono, sia pure incolpandone la parte avversa, che per vivere oggi non bastano i soldi con cui si viveva 5 o 10 anni fa. Tuttavia il limite di reddito familiare annuo per beneficiare di esenzione delle tasse sanitarie è rimasto quello di allora (1994): 70 milioni di lire lordi, 36152 euro. Lo stesso vale per molti altri limiti fermi da anni. In pratica, si sta peggio perchè pensioni stipendi e salari crescono meno dell'inflazione, ma crescendo inevitabilmente finiscono per passare alla fascia di reddito superiore. Si è più poveri, ma per il fisco si è nuovi ricchi. Dall'alto dei loro emolumenti i politici non possono rendersi conto che per molti cittadini la differenza di qualche centinaia di euro è importante; dal loro punto di vista 36000 o 37000 euro sono indifferenti, come gli uomini visti dall'alto della torre Pisa, e non si preoccupano di adeguare tali limiti.
Il comico è che per questi limiti si prende per base la dichiarazione dei redditi, ben sapendo che gran parte delle dichiarazioni non siano veritiere e che si abbiano tutti i benefici sotto tale limite e nessuno se lo si supera di un euro, rendendo il "ricco" più povero del "povero". Con il pretesto di fare equità si creano disparità di trattamento ingiustificate: meglio sarebbe far pagare a tutti le imposte dovute e poi considerare tutti i cittadini uguali, con meno burocrazia e meno iniquità, evitando il paradosso di far pagare il biglietto solo a chi ha già pagato l'abbonamento, le tasse solo a chi ha già pagato le imposte .
Tutti riconoscono, sia pure incolpandone la parte avversa, che per vivere oggi non bastano i soldi con cui si viveva 5 o 10 anni fa. Tuttavia il limite di reddito familiare annuo per beneficiare di esenzione delle tasse sanitarie è rimasto quello di allora (1994): 70 milioni di lire lordi, 36152 euro. Lo stesso vale per molti altri limiti fermi da anni. In pratica, si sta peggio perchè pensioni stipendi e salari crescono meno dell'inflazione, ma crescendo inevitabilmente finiscono per passare alla fascia di reddito superiore. Si è più poveri, ma per il fisco si è nuovi ricchi. Dall'alto dei loro emolumenti i politici non possono rendersi conto che per molti cittadini la differenza di qualche centinaia di euro è importante; dal loro punto di vista 36000 o 37000 euro sono indifferenti, come gli uomini visti dall'alto della torre Pisa, e non si preoccupano di adeguare tali limiti.
Il comico è che per questi limiti si prende per base la dichiarazione dei redditi, ben sapendo che gran parte delle dichiarazioni non siano veritiere e che si abbiano tutti i benefici sotto tale limite e nessuno se lo si supera di un euro, rendendo il "ricco" più povero del "povero". Con il pretesto di fare equità si creano disparità di trattamento ingiustificate: meglio sarebbe far pagare a tutti le imposte dovute e poi considerare tutti i cittadini uguali, con meno burocrazia e meno iniquità, evitando il paradosso di far pagare il biglietto solo a chi ha già pagato l'abbonamento, le tasse solo a chi ha già pagato le imposte .
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