Domenica 06 Marzo 2011 PRIMAPAGINA Pagina 1
Costituzione
in difesa
La politica-spettacolo di questi ultimi lustri ha costretto molti protagonisti a corsi accelerati di chiarezza. Purtroppo, non tutti hanno prodotto risultati. Prendiamo i magistrati. D'accordo, chi si forma leggendo tomi di diritto e codici di procedura ha tutte le giustificazioni del caso: ma a lasciare perplessi non è tanto la forma, quanto il contenuto del pensiero esposto da alcuni alti esponenti della corporazione. Ad esempio Ugo De Siervo è il presidente della Corte Costituzionale, mica l'ultimo dei legulei, e nelle ultime settimane si è distinto per una serie di dichiarazioni che val la pena di riportare: «Il Parlamento fa errori a raffica»; «Il Parlamento si dovrebbe occupare “di mettere le gambe al titolo V” e poi magari modificarlo nei singoli punti»; «Quello che si può dire tranquillamente è che quello di! cui si sta parlando non è federalismo»; «Il federalismo municipale è una bestemmia». Tutte opinioni legittime. Il punto però è un altro: chi le pronuncia fa o non fa politica? Secondo il De Siervo medesimo, non la fa.
Sfugge evidentemente la differenza tra le medesime considerazioni espresse da un cittadino qualunque al bar e da un presidente della Corte Costituzionale. Il quale poi si meraviglia se qualcuno lo accusa di far politica: «Macchè, sono solo l'estremo difensore della Costituzione». Perché invece non parlare chiaro e ammmettere che si sta giocando una partita nella quale l'obbiettivo non è stabilire se una legge rispetti o meno la Costituzione, ma stabilire se abbia più potere la casta giudiziaria o quella parlamentare?
È questa la partita che si sta giocando da quasi vent'anni, e che da vent'anni paralizza il Paese. Per mesi si è discusso di legittimo impedimento del Premier a part! ecipare ai processi a suo carico. Poi una mattina Berlusconi a! nnuncia: «Va bene, sono pronto a organizzare la mia agenda di capo del Governo di questo Paese in modo da essere presente tutti i lunedì in tribunale». E cosa rispondono i magistrati? «No, lunedì non va bene; preferiamo il sabato». E cos'è questo se non un braccio di ferro su chi ha più potere? I contenuti, le riforme, gli scandali, le accuse, le difese, sono solo i mezzi attraverso i quali si cerca di raggiungere il vero fine: stabilire la supremazia sull'altra parte.
Perché non dirlo chiaramente? Perché non abbandonare la finzione? Tonino Di Pietro pur con qualche incertezza grammaticale fu più sincero e diretto nei confronti di Berlusconi: «Io a quello lo sfascio». I cittadini avrebbero così modo di scegliere se hanno ragione i De Siervo di turno o i Berlusconi di turno. Con un'avvertenza: il turno dei Berlusconi, come quello di tutti coloro che devono passare attraverso le elezioni, prima o poi fin! irà. Quello dei De Siervo non finirà mai, per il semplice motivo che non sono eletti dai cittadini e di conseguenza non possono da questi essere mandati a casa. Lo dice la Costituzione, quella difesa dai De Siervo.
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