domenica 26 giugno 2011

Caserma Italia

IL GIORNALE DI VICENZA
Domenica 26 Giugno 2011 PRIMAPAGINA Pagina 1

Caserma
Italia

È difficile non ridere di fronte alla sconcertante massa di telefonate private che in questi giorni abbiamo il piacere di leggere trascritte sui giornali. Grazie all'inchiesta della Procura di Napoli abbiamo scoperto che: Tremonti non è simpatico a Frattini, la Carfagna è odiata dalla Prestigiacomo, Fini sta sulle scatole a Berlusconi, e l'intero Pdl è preoccupato perché il Cavaliere non è più quello di una volta ed è preso più dai suoi problemi con la giustizia e con le donne (non si sa bene in quale ordine) che da quelli del suo partito e del Paese. Ma va?
Diciannovemila pagine di intercettazioni di questo tipo, per dimostrare che a Roma c'è un chiacchierone amico di tutti che riceve e dispensa dritte, consigli, opinioni. Ovvero che fa quel che fanno migliaia di altre persone, magari a livelli più bassi, in tutte le citt&#2! 24; del globo. Anche a Vicenza, statene pur certi. Anche a Bassano e a Schio. E anche qui ci sono politici, imprenditori, avvocati, magistrati, semplici cittadini che parlano al telefono tra di loro o con questo e quel giornalista per scambiarsi opinioni, dare e ricevere notizie, cercare di convincere o blandire, raccomandare. È possibile, anzi probabile che in mezzo a migliaia di telefonate ci sia qualche elemento di scorrettezza, o anche di illiceità. Così come nell'inchiesta napoletana su 19 mila pagine di telefonate ce ne siano alcune decine che potrebbero avere un risvolto giudiziario: lo deciderà il giudice. Ma è normale che nel frattempo le chiacchiere private diventino pubbliche?
Sia chiaro: i giornalisti fanno il loro dovere. Se origliano una chiacchierata in Transatlantico tra Berlusconi e Di Pietro, o nel Comune di Vicenza tra Variati e Franzina, devono pubblicarne i contenuti. Se entrano in possesso di una telefonata tra un ministro e! un suo amico, la devono trascrivere. Fa parte del gioco, e un! a legge che impedisse la pubblicazione di qualsiasi cosa in possesso dei giornali sarebbe liberticida. Quel che invece non è normale, ed è indegno di un Paese civile, è che vengano trascritte da una Procura, finiscano in un fascicolo e questo finisca dritto ai giornali, le telefonate private palesemente prive di valenza processuale. A meno che non ci sia qualcuno che davvero ritiene penalmente rilevante la telefonata di un tizio che dice all'altro: «Secondo me quel ministro è un mignottone». Nelle caserme, nelle redazioni, nei bar e nelle case private si sente di peggio: ma nessuno di coloro che frequenta questi posti si sente colpevole.
Sono telefonate rilevanti politicamente, anche se non svelano niente di nuovo. Non è però compito della magistratura assumere un ruolo politico: questo accade solo in qualche Paese del Terzo mondo o nelle dittature. Impedire le intercettazioni sarebbe criminale, un favore alla malavita; non impedir! e che quelle irrilevanti diventino pubbliche, sarebbe la dimostrazione che nè la maggioranza nè l'opposizione di questo Parlamento possiedono più un minimo senso civico.

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