RILETTURE
Col tempo alcune cose cambiano, altre no
Col tempo alcune cose cambiano, altre no
I
difensori a oltranza della Costituzione così com'è, dovrebbero sapere
che essa tutela la famiglia come la conoscevano i padri costituenti:
uomo, donna e possibilmente figli, con diritti e doveri dei suoi
componenti.
Si preoccupano invece di tutelare le unioni di fatto (senza vincoli). Parimenti andrebbero tutelati anche i medici di fatto (senza laurea), i viaggiatori di fatto (senza biglietto in treni e autobus), gli inquilini di fatto (abusivi), i proprietari di fatto (ladri), gli impunibili di fatto, i cittadini italiani di fatto (immigrati illegali), gli esenti da imposta di fatto, l'anarchia di fatto.
Non capisco che necessità vi sia di riconoscere le unioni di fatto uomo-donna quando da secoli esiste un apposito istituto per tale riconoscimento, un contratto con i suoi vincoli e le sue regole stabilite da Leggi dello Stato. Basta accettare tali regole. Chi non le accetta avrà le sue ragioni per farlo, ma non può pretendere norme che gli diano diritti senza doveri e non vedo l' utilità di matrimoni di serie A per i furbi e di serie B per gli onesti. Quando la semplice convivenza equivale a matrimonio, se sono sposato con Tizia e convivo con Caia il coniuge legalmente riconosciuto dovrebbe essere Caia, a meno che non lo sia anche Tizia. Nel primo caso non avrebbe più senso l'istituto del divorzio, nel secondo il divieto di poligamia.
Già attualmente, sembra che la legge preveda agevolazioni fiscali per i conviventi ma non per il coniuge e l'Agenzia delle Entrate le rifiuta al marito che considera non convivente se la residenza anagrafica è diversa da quella della moglie. Io penso invece che nel matrimonio si debba presumere la convivenza dei coniugi, che la residenza indichi solo il luogo dove ognuno ha interessi prevalenti e vive abitualmente, che non significa esclusivamente e non impedisce di convivere abitualmente. Secondo l'Agenzia delle Entrate, unico criterio per stabilire la convivenza "di fatto" è quello della residenza anagrafica: basta averla nello stesso Comune (non stessa casa?) per essere considerati conviventi e, viceversa, basta averla in Comuni diversi per essere considerati non conviventi (e divorziati?). Se questo è vero, due sono "conviventi di fatto" anche se non si sono mai visti oppure "separati di fatto" pur vivendo sempre insieme. Semplice e facile truffare ed essere truffati, avere benefici o sanzioni sulla base di unioni e separazioni "di fatto" inesistenti. Potenza della burocrazia!
Se il riconoscimento delle unioni di fatto non mira a privilegiarle rispetto alle unioni regolari o a far ottenere la cittadinanza a immigrati clandestini o a favorire il precariato familiare o a altri scopi occulti è in ogni caso un modo per riconoscere le unioni omosessuali.
La Costituzione tutela la famiglia quale base della società ed è alquanto acrobatico considerare tale l'unione omosessuale, se non altro perchè una società di soli omosessuali non avrebbe verosimilmente lunga vita.
Anche le norme in materia previdenziale tendevano a proteggere principalmente figli e moglie, un tempo quasi sempre dedita più alla cura della famiglia che ad avere un proprio reddito e una propria pensione.
Non ha quindi molto senso estendere questa tutela a situazioni completamente diverse, nelle quali basta eventualmente regolare i rapporti economici fra le persone come si regolano i rapporti fra i soci di imprese commerciali o industriali.
E quando saranno regolamentati ci saranno sempre unioni che non vogliono sottostare a regole, ancora unioni di fatto.
Si preoccupano invece di tutelare le unioni di fatto (senza vincoli). Parimenti andrebbero tutelati anche i medici di fatto (senza laurea), i viaggiatori di fatto (senza biglietto in treni e autobus), gli inquilini di fatto (abusivi), i proprietari di fatto (ladri), gli impunibili di fatto, i cittadini italiani di fatto (immigrati illegali), gli esenti da imposta di fatto, l'anarchia di fatto.
Non capisco che necessità vi sia di riconoscere le unioni di fatto uomo-donna quando da secoli esiste un apposito istituto per tale riconoscimento, un contratto con i suoi vincoli e le sue regole stabilite da Leggi dello Stato. Basta accettare tali regole. Chi non le accetta avrà le sue ragioni per farlo, ma non può pretendere norme che gli diano diritti senza doveri e non vedo l' utilità di matrimoni di serie A per i furbi e di serie B per gli onesti. Quando la semplice convivenza equivale a matrimonio, se sono sposato con Tizia e convivo con Caia il coniuge legalmente riconosciuto dovrebbe essere Caia, a meno che non lo sia anche Tizia. Nel primo caso non avrebbe più senso l'istituto del divorzio, nel secondo il divieto di poligamia.
Già attualmente, sembra che la legge preveda agevolazioni fiscali per i conviventi ma non per il coniuge e l'Agenzia delle Entrate le rifiuta al marito che considera non convivente se la residenza anagrafica è diversa da quella della moglie. Io penso invece che nel matrimonio si debba presumere la convivenza dei coniugi, che la residenza indichi solo il luogo dove ognuno ha interessi prevalenti e vive abitualmente, che non significa esclusivamente e non impedisce di convivere abitualmente. Secondo l'Agenzia delle Entrate, unico criterio per stabilire la convivenza "di fatto" è quello della residenza anagrafica: basta averla nello stesso Comune (non stessa casa?) per essere considerati conviventi e, viceversa, basta averla in Comuni diversi per essere considerati non conviventi (e divorziati?). Se questo è vero, due sono "conviventi di fatto" anche se non si sono mai visti oppure "separati di fatto" pur vivendo sempre insieme. Semplice e facile truffare ed essere truffati, avere benefici o sanzioni sulla base di unioni e separazioni "di fatto" inesistenti. Potenza della burocrazia!
Se il riconoscimento delle unioni di fatto non mira a privilegiarle rispetto alle unioni regolari o a far ottenere la cittadinanza a immigrati clandestini o a favorire il precariato familiare o a altri scopi occulti è in ogni caso un modo per riconoscere le unioni omosessuali.
La Costituzione tutela la famiglia quale base della società ed è alquanto acrobatico considerare tale l'unione omosessuale, se non altro perchè una società di soli omosessuali non avrebbe verosimilmente lunga vita.
Anche le norme in materia previdenziale tendevano a proteggere principalmente figli e moglie, un tempo quasi sempre dedita più alla cura della famiglia che ad avere un proprio reddito e una propria pensione.
Non ha quindi molto senso estendere questa tutela a situazioni completamente diverse, nelle quali basta eventualmente regolare i rapporti economici fra le persone come si regolano i rapporti fra i soci di imprese commerciali o industriali.
E quando saranno regolamentati ci saranno sempre unioni che non vogliono sottostare a regole, ancora unioni di fatto.
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