RILETTURE
Col tempo alcune cose cambiano, altre no
Turisti, lavoratori, delinquenti: sono molti ormai gli stranieri in italia e i primi sempre meno in rapporto agli altri.
Forse è giusto, quindi, usare nei pubblici uffici, negli ospedali, nelle Leggi e ovunque una lingua a loro comprensibile, anche se non mi parebbe assurdo che questa lingua fosse l'italiano, come lo è stato per veneti, siciliani, valdostani, altoatesini, ladini fuori dalle loro regioni. Non credo però sia giusto che per farsi capire dagli stranieri si diventi incomprensibili a molti italiani, specialmente a quelli con più anni e meno capacità di apprendere.
Usando il calcolatore, anche nei testi in "italiano" una parola sì e una no necessita di spiegazioni per il neofita: parole inglesi, acronimi inglesi; ma sono termini recenti, nati in quella lingua, che si dovrebbero apprendere man mano che si usano come si apprende a guidare un'auto e se uno deve o vuole usare le nuove tecnologie deve rassegnarsi ad impararne il linguaggio.
Quello che invece non capisco è perchè termini da sempre usati siano sostituiti con neologismi "politicamente corretti" o con vocaboli di Paesi in cui non si è, non si è mai andati, né forse mai si andrà. Non capisco perchè uno spazzino sia diventato "operatore ecologico" (il ladro è "operatore furtivo"? la prostituta "operatrice sessuale"?), il cieco "non vedente", il sordo "non udente", l'inabile "altrimenti abile", la tassa "ticket", il sacchetto "shopper", la riservatezza "privacy", il carrellino "trailer", l'ambulatorio "day hospital" e così mille altre cose sono chiamate, a proposito o a sproposito, con termini inglesi che spesso non si sa scrivere, dire o capire e magari pensati in italiano. Non so poi perchè anche parole francesi,latine, spagnole, tedesche o di qualsiasi altro idioma vengano "lette" in inglese, in pseudoinglese.
Chi ogni due parole ne infila una straniera, forse pensa di ostentare conoscenza di quella lingua, ma spesso dimostra solo di non conoscere l'italiano ma l' italiese.
Forse è giusto, quindi, usare nei pubblici uffici, negli ospedali, nelle Leggi e ovunque una lingua a loro comprensibile, anche se non mi parebbe assurdo che questa lingua fosse l'italiano, come lo è stato per veneti, siciliani, valdostani, altoatesini, ladini fuori dalle loro regioni. Non credo però sia giusto che per farsi capire dagli stranieri si diventi incomprensibili a molti italiani, specialmente a quelli con più anni e meno capacità di apprendere.
Usando il calcolatore, anche nei testi in "italiano" una parola sì e una no necessita di spiegazioni per il neofita: parole inglesi, acronimi inglesi; ma sono termini recenti, nati in quella lingua, che si dovrebbero apprendere man mano che si usano come si apprende a guidare un'auto e se uno deve o vuole usare le nuove tecnologie deve rassegnarsi ad impararne il linguaggio.
Quello che invece non capisco è perchè termini da sempre usati siano sostituiti con neologismi "politicamente corretti" o con vocaboli di Paesi in cui non si è, non si è mai andati, né forse mai si andrà. Non capisco perchè uno spazzino sia diventato "operatore ecologico" (il ladro è "operatore furtivo"? la prostituta "operatrice sessuale"?), il cieco "non vedente", il sordo "non udente", l'inabile "altrimenti abile", la tassa "ticket", il sacchetto "shopper", la riservatezza "privacy", il carrellino "trailer", l'ambulatorio "day hospital" e così mille altre cose sono chiamate, a proposito o a sproposito, con termini inglesi che spesso non si sa scrivere, dire o capire e magari pensati in italiano. Non so poi perchè anche parole francesi,latine, spagnole, tedesche o di qualsiasi altro idioma vengano "lette" in inglese, in pseudoinglese.
Chi ogni due parole ne infila una straniera, forse pensa di ostentare conoscenza di quella lingua, ma spesso dimostra solo di non conoscere l'italiano ma l' italiese.
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