Col tempo alcune cose cambiano, altre no
Metterla sul piano del "razzismo" crea sempre attenzione, ma forse sarebbe meglio vedere le cose per quello che realmente sono, senza preconcetti o vittimismi.
Non affermo nulla, mi limito a fare alcune considerazioni, da inesperto della materia.
Che possa dar fastidio agli abitanti delle regioni settentrionali avere insegnanti e giudici quasi tutti meridionali può essere vero, come probabilmente darebbe (ha dato) fastidio ai meridionali sentire giudici, guardie, insegnanti esprimersi ostentatamente con accento torinese. Tuttavia, da quello che ho potuto capire il problema - o il pretesto - è avere insegnanti bravi a fare il loro lavoro. Potrebbe andar bene anche un fuegino se fosse più bravo di un insegnante veneto, ma se non lo è non è proprio il caso di preferirlo. Dare ingiustamente del razzista è razzismo, come lo è vedere razzismo in ogni valutazione negativa nei confronti di qualcuno della propria "razza".
Sembra che gli insegnanti meridionali siano sovrabbondanti nelle proprie regioni non per la sovrabbondanza di geni - che pur ci saranno, come ci sono stati - ma per una troppo accomodante valutazione: un attestato di merito non si nega a nessuno, come a nessuno si nega un dotto', todos caballeros.
Al contrario gli insegnanti settentrionali "qualificati" scarseggiano non perchè siano stupidi congeniti ma perché più severi sono i criteri di giudizio.
Dire che da una parte prevale una mentalità austrungarica-piemontese e dall'altra una borbonico-spagnolesca, si rischia l'accusa di razzismo.
Potrebbe essere che i sospetti dei settentrionali siano del tutto infondati: non dovrebbe essere complicato verificarlo se i giudizi fossero espressi dagli stessi giudici, ammettendo una volta tanto che non siano razzisti e giudichino con lo stesso criterio il candidato di Bolzano e quello di Palermo.
Sarebbe però bene che chi insegna non si senta provvisoriamente in trasferta, del tutto avulso dalla comunità che lo circonda e solo in attesa di potersene tornare alla sua terra, senza spere niente di usi, costumi, tradizioni, parlata dei suoi studenti.
Non ha senso fare esami di dialetto - spesso diverso da luogo a luogo della stessa provincia - ma vorrei che gli insegnanti cercassero di parlare un buon italiano: personalmente non mi piacerebbe che i miei figli scrivessero "sabbado andrò da Luiggi".
Scritto il 31/07/2009
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