Nostalgia
A torto o a ragione, quando penso a “Cattedrale” o alla catalana “Seu” penso a sedia, “cadrega”, seggio, sede del vescovo. Giusto quindi trovare nella Cattedrale di Savona un bel maestoso sedile intarsiato, una cattedra vescovile. Fino a qualche tempo fa faceva la sua bella figura alla base della colonna diametralmente opposta al pulpito cinquecentesco, sulla destra del presbiterio, poco più indietro dell’altare odierno. Ora è sistemato sopra i gradini che portano a quello che un tempo era l’altare maggiore, del 1765 e sormontato da un ciborio ottagonale opera del Grassi. Pensavo che tale sistemazione fosse dovuta all’ambizione dell’attuale vescovo di essere al centro della scena; mi sbagliavo. Trovo che dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) la sistemazione del presbiterio mostra l’altare al centro, la “sede” dietro l’altare, il tabernacolo sulla destra (dei fedeli) e l’ambone sulla sinistra. Se questo è previsto, questo sia. Le nuove chiese dovranno sicuramente rispettare i nuovi canoni, ma la cattedrale di Savona – come la stragrande maggioranza delle chiese esistenti – è nata molto prima del Concilio Vaticano II e forse un qualche riguardo meritano anche i fedeli che ci hanno preceduti e che tanto si sono sacrificati per costruire le chiese nei secoli passati. Sono anche passati molti anni dal 1965: considerato che fino a qualche mese fa la sede (cattedra, seggio) vescovile si trovava altrove penso che sia possibile rimetterla dov’era e rivedere l’ altare maggiore come l’hanno voluto nel 1765: ho nostalgia del tempio passato.Se il Concilio Vaticano II ha deciso che il celebrante si rivolga ai fedeli, e non sia il primo dei fedeli rivolto all’altare o a Dio, sarà senz’altro cosa buona e giusta; che per far questo nelle chiese sia stato aggiunto il nuovo altare è ovvia conseguenza; ma forse non si va contro il Concilio se si concilia la nuova esigenza liturgica con le vecchia esistenza architettonica, se non si mettono nuovi altari in piccolissime chiese sacrificando lo spazio dei fedeli o del celebrante o se si lascia la “sede” un po’ decentrata.
P.S. 1 settembre 2015
Da qualche tempo, non moltissimo, il Seggio Vescovile è tornato dov'era e dove prima l'avevo sempre visto: ne sono lieto
Bike sharing
Un grande manifesto "Bicincittà" informava che anche a Savona c’era "bike sharing" (penso che in questo Paese la lingua ufficale sia tuttora l’italiano, ma sicuramente mi sbaglio). Credo fosse lì da diverso tempo, ma non l’avevo mai notato perché passavo sul marciapiedi, dal lato opposto del tabellone. L’ho letto e riletto; più o meno ho capito di cosa si trattava ma non mi era chiaro come esattamente funzionasse la cosa. Non so se chi fa i manifesti – anche a nostre spese visto che c’entra la pubblica amministrazione – non sa esprimersi in italiano o non vuole farsi capire da chi come me è vissuto in tempi in cui la bicicletta si chiamava bicicletta (e solo più tardi, per brevità, bici); ma ho compreso che doveva trattarsi di qualcosa come condivisione, comunanza, prestito, noleggio, servizio biciclette ovvero bici condivisa, comune, in prestito, a noleggio, di servizio o qualcosa di simile, qualcosa cui c’entravano Comune, biciclette, viabilità, spostamenti. Ma non ero riuscito a capire dove, come, quando.Casualmente, camminando sulla passeggiata sotto il Priamàr, poco tempo fa sono finito nei pressi di quel parcheggio ed ho visto bici e pala verticale d’istruzioni per l’uso. Ci passo spesso di lì, ma non l’avevo mai notato: se sono in bicicletta sto attento alla strada, se sono a piedi ormai so che il marciapiede finisce senza dare la possibilità di proseguire se non fra le auto della rotonda e, per evitare di mettere a rischio la mia incolumità, passo sempre dall’altro lato della strada
(1). Così quella bella novità mi è passata inosservata.
Ora so cos’è e come funziona, in Internet ho trovato anche quanto costa; ho individuato altre due postazioni e magari in futuro cercherò anche le rimanenti, se mi resterà la curiosità. Quasi sicuramente continuerò ad usare le mie di biciclette, ma non si sa mai.
La cosa potrebbe essere interessante: meno auto e più biciclette. Normalmente mi muovo in bici, ma ho qualche difficoltà a girare per Savona; per spostarmi da quì a lì, diciamo dalla porta di casa al negozio sotto la finestra sull’altra strada, devo: fermarmi al semaforo, arrivare a quello successivo, girare a sinistra e fermarmi al semaforo, girare a sinistra, prendermi gli insulti degli automobilisti se non mi metto nella corsia riservata agli autobus o dai conducenti di questi se lo faccio, fermarmi al semaforo, girare a sinistra e fermarmi al negozio; poi devo fermarmi al semaforo, procedere diritto fino al prossimo, girare a destra, poi ancora a destra, dare la precedenza alle auto sulla via di casa, girare a destra e fermarmi a casa. L’altra possibilità è di prendere la via più breve viaggiando sul marciapiedi, contromano: ovviamente preferisco andare a piedi.
Ottima cosa quindi incentivare l’uso della bici, ma forse prima bisognerebbe permettere anche a chi userebbe volentieri la sua di potere circolare facilmente, senza fare lunghi giri o infastidire i pedoni, che hanno tutto il diritto di usare in esclusiva i marciapiedi, senza l’incubo di auto e moto: sembra che altrove usino "piste ciclabili".
Ritengo che il servizio "bicincittà" si rivolga principalmente a chi viene da fuori: se io che vivo a Savona ho qualche difficoltà a muovermi in centro e non poche a salire le ripide vie verso le colline, forse per loro non va molto meglio.
P.S 1 settembre 2015
Da diverso tempo i disagi dei pedoni alla fine della passeggiata non sono più come allora: si deve fare un giro più lungo ma anche sul lato destro si può arrivare alla darsena su percorsi pedonali.
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