domenica 19 marzo 2017

La pensione delle donne.- RILETTURE

Si discute dell'età pensionabile delle donne, sulla parità uomo-donna richiesta dall' Europa e dal bilancio statale. Sicuramente mi si taccerà di essere maschilista o antifemminista, ma non lo sono: sono per la parità. Trovo molto strano che la si sia rivendicata senza volerla: il primo articolo della legge sulla parità subordinava il lavoro notturno delle donne a vincoli e permessi che per l'uomo non esistevano, il servizio militare di leva rimaneva dovere solo maschile, la donna va in pensione cinque anni prima dell'uomo. Non sono contro le donne, ma sono convinto che uomo e donna sono diversi - o almeno così li abbia fatti la natura - ed abbiano anche "compiti" diversi. Fintanto che il lavoro dell' uomo richiedeva forza muscolare, poche donne lo preferivano o lo potevano fare. Poi l'uomo ha inventato le macchine e per fare il lavoro dell'uomo andava benissimo anche una donna e le donne hanno, giustamente, richiesto la parità di diritti. Alcuni doveri potevano però rimanere solo dell'uomo, in Italia. D' altro canto per il maschio è un po' complicato mettere al mondo dei figli e questo compito è rimasto alla donna. Contrariamente a quanto succede in gran parte del regno animale, l'uomo sente però il dovere di avere cura dei figli e della moglie: se non lo sente glielo impone la legge, almeno nelle famiglie secondo Costituzione.
Consapevoli, almeno finora, di questo fatto, le donne italiane rivendicano il diritto di anticipare di cinque anni l'età pensionabile rispetto agli uomini, il che equivale a negare agli uomini il diritto alla parità di trattamento in materia di pensione. Essi avrebbero mediamente un trattamento sfavorevole anche se andassero in pensione alla stessa età: ne godrebbero comunque per meno tempo, stante la maggiore longevità femminile.
Non tutte le donne hanno figli, non tutte ne hanno lo stesso numero, non tutte le mogli e non tutti i mariti preferiscono un lavoro esterno al lavoro domestico: quindi se la cura della famiglia è il motivo per anticpare la pensione dovrebbero esserci dei distinguo. Dato per vero che il lavoro domestico non sia una scelta ma una necessità, la pensione anticipata per le donne non mi pare la migliore compensazione.
Si dice che la donna lavora il doppio: io conosco famiglie in cui è il marito ad accudire i figli, a preparare il pranzo, a caricare la lavatrice, a stendere il bucato; forse non stira e non cuce ma magari sistema un rubinetto, aggiusta qualcosa, talvolta perché la moglie è al lavoro, talaltra perché lei deve guardare la telenovela o la partita. Se il "doppio lavoro" è la ragione dell'anticipato pensionamento allora l'anticipo dovrebbe essere calcolato anche in ragione del numero di figli e attribuito all'una o all'altro sulla base di una dichiarazione che testimoni chi ha svolto i lavori domestici, chi ne ha diritto e in quale misura: se spetta all'una non spetta all'altro e viceversa. Ovviamente in caso non ci sia un lui o una lei, non c'è concorrenza e chi c'è si prende tutto.
Se eguaglianza dev'essere, eguaglianza sia pur permanendo qualche piccola differenza: ma anche a questo c'è rimedio, pare.
Anziché alla conservazione di una disparità pensionistica si dovrebbe tendere alla promozione della parità quotidiana: ognuno fa quello che meglio gli riesce nell' interesse della famiglia: chi può guadagnare di più col lavoro esterno lo fa senza essere fiscalmente penalizzato, chi "guadagna" di più nel lavoro domestico lo fa senza penalizzazioni d'altro tipo, chi trova più vantaggioso dedicarsi a altro e pagare qualcun altro per i lavori di casa lo fa, chi preferisce curare la famiglia per il guadagno non economico che ne riceve lo fa senza subire le penalizzazioni attuali. Se entrambi devono "lavorare" le incombenze casalinghe siano equamente distribuiti, tenendo conto delle capacità e attitudini di ciascuno. Non uno o una che deve lavorare il doppio, ma due che lavorano una volta e mezzo, per il meglio di tutta la famiglia. Sempre che esista ancora la famiglia.

Volere privilegi perchè si lavora il doppio é accettare di lavorare il doppio perché si hanno privilegi. Come per l' imposte: lo stato tartassa supponendo evasione, evadono ritenendosi tartassati.
Va anche considerato che talvolta il ruolo di mamma è svolto dalla nonna; non so se sia un bene o un male ma, se parità dev'essere, si dovrebbe dire che il ruolo dei genitori è svolto dai nonni: e il discorso non cambia.
Naturalmente, potendo lavorare più a lungo, si versano più contributi e più alta sarà la pensione: questo favorirebbe quelle donne che per allevare i figli hanno potuto dedicarsi pienamente al lavoro solo dopo che erano cresciuti.
Per me l' ideale sarebbe che tutti, senza discriminazioni di sesso potessero andare in pensione quando vogliono con una pensione matematicamente calcolata: presto con pensione minore, tardi con pensione maggiore, e niente più mugugni. Se poi sei fortunato, puoi godertela più della media statistica.


Nessun commento:

Posta un commento