"Razzista"
sembra sia oggi un insulto come un altro, dato a proposito e a
sproposito, senza attinenza con la realtà, un insulto di moda contro chi
non la pensa come te.
Quello che sarebbe legittima richiesta di
equità se riguardasse solo italiani diventa razzismo se riguarda anche
stranieri, quello che si ritiene giusto nei confronti di qualcuno è
razzismo nei confronti di altri.
E così si è "razzisti" quando si chiede il rispetto della legaltà da parte anche dei nuovi arrivati, quando si chiede parità di trattamento, quando si qualificano le persone per per quello che effettivamente e magari orgogliosamente sono (cinesi, lapponi, rumeni).
E' razzista il cittadino che protesta perchè l'appartamento comunale viene assegnato all'ultimo arrivato anzichè alla sua famiglia che da generazioni lo chiede e paga imposte e tasse nel Comune.
E' razzista la mamma che si lamenta perchè paga esorbitanti imposte per permettere a chi imposte non ne paga, non ne ha mai pagate e forse non ne pagherà mai, di portare i suoi figli all'asilo mentre lei dovrà arrangiarsi con madre, suocera, sorelle e baby sitter.
E' razzista chi da sempre si vede la paga decurtata per contribuire al Servizio Sanitario e si lamenta di dovere pagare ticket ed aspettare per ore al Pronto Soccorso diventato l'ambulatorio del medico di base di persone esentate da imposte e ticket.
Non è razzismo cacciare dall' Italia gli americani ma lo è cacciare i terroristi islamici, non è razzismo obbligare i cittadini italiani a dare le proprie generalità ma lo è farlo con gli immigrati, non è razzismo chiedere ai commercianti italiani di rispettare le regole e pagare le tasse lo è chiederlo agli stranieri.
E così si è "razzisti" quando si chiede il rispetto della legaltà da parte anche dei nuovi arrivati, quando si chiede parità di trattamento, quando si qualificano le persone per per quello che effettivamente e magari orgogliosamente sono (cinesi, lapponi, rumeni).
E' razzista il cittadino che protesta perchè l'appartamento comunale viene assegnato all'ultimo arrivato anzichè alla sua famiglia che da generazioni lo chiede e paga imposte e tasse nel Comune.
E' razzista la mamma che si lamenta perchè paga esorbitanti imposte per permettere a chi imposte non ne paga, non ne ha mai pagate e forse non ne pagherà mai, di portare i suoi figli all'asilo mentre lei dovrà arrangiarsi con madre, suocera, sorelle e baby sitter.
E' razzista chi da sempre si vede la paga decurtata per contribuire al Servizio Sanitario e si lamenta di dovere pagare ticket ed aspettare per ore al Pronto Soccorso diventato l'ambulatorio del medico di base di persone esentate da imposte e ticket.
Non è razzismo cacciare dall' Italia gli americani ma lo è cacciare i terroristi islamici, non è razzismo obbligare i cittadini italiani a dare le proprie generalità ma lo è farlo con gli immigrati, non è razzismo chiedere ai commercianti italiani di rispettare le regole e pagare le tasse lo è chiederlo agli stranieri.
A
meno che non si aboliscano frontiere e sovranità territoriale, non è
serio negare che esista un problema immigrazione e non si fa l'interesse
del Paese contestando sempre e comunque le soluzioni prese dagli
avversari politici accusandoli di razzismo.
C'è immigrazione regolare, regolata e quella irregolare, clandestina: si fa un torto agli immigrati regolari trattando allo stesso modo l'una e l'altra, favorendo di fatto quella clamdestina: perchè osservare procedure magari lunghe e complicate se basta infischiarsene, violare ogni norma e accedere subito agli stessi diritti? Non trovo scandaloso che chi non è regolarmente nel Paese possa ususfruire del servizio scolastico o sanitario ma con la possibilità di essere identificato ed espulso: giusto avere cura di malati e minori ma senza privilegi e impunità.
Preferire i disonesti agli onesti capita spesso in Italia ma rimane una cosa ingiusta.
Non mi pare quindi razzismo ma solo rispetto della legalità e della equità che anche i clandestini siano tenuti a fornire correttamente le proprie generalità, la propria residenza come tutti gli altri. Anche al Pronto Soccorso, all'asilo, alla scuola; oppure nessuno deve farlo: lo status di clandestino non deve costituire un privilegio nei confronti di tutti gli altri, immigrati regolari compresi. Chi vuole entrare e vivere in un Paese lo faccia secondo le sue leggi: è piuttosto strano che per tema di discriminare chi le viola si discrimini chi le osserva.Naturalmente si può anche pensare che non esiste la sovranità territoriale, che chiunque può andare dove vuole, fare quello che gli pare, non rispettare regola alcuna. Questo però deve valere per tutti: non servono parlamenti, leggi, esercito, marina con navi per respingere o soccorrere barconi, poliziotti, giudici, carceri: non serve niente di niente e non servono quindi imposte e tasse. Ognuno fa quello che gli riesce: chi vuole dare letto e cibo a 100, 1000 persone lo fa, chi è senza soldi se li prende dove ci sono, chi ha voglia di lavorare lavora, chi ha voglia di delinquere delinque e i funzionari dell'ONU o d'Europa che vogliono salvare il mondo intero lo fanno a loro spese. Se questo si vuole, lo si dica.
Più realisticamente, in un Paese limitato e con risorse limitate anche l'immigrazione non può che essere limitata; anche se fosse fisicamente possibile farci stare tutti i diseredati del mondo il risultato non sarebbe che vivremmo tutti meglio ma che vivremmo tutti peggio.
Ci sono politici che auspicano un' Italia senza frontiere, un felice paese cocktail di lingue, religioni, culture come l'America multietnica di Obama, senza dire quanto più grandi e ricchi siano gli USA, che fine hanno fatto gli autoctoni, che gli africani vi sono arrivati controvoglia, che i migranti non venivano e non vengono accolti sempre e comunque. Oltretutto se tutti i Paesi divenissero multietnici il mondo finirebbe di esserlo e si perderebbero quei valori che si vogliono acquisire, valori oggi alla portata di tutti.
Altri dicono che sì, non possiamo accogliere tutti ma non dobbiamo nemmeno respingerli senza dare loro la possibilità di godere da noi qualche mese di vitto, alloggio e cure e poi potersene girare liberamente per l'Europa; invece di gridare allo scandalo perchè il governo ha fatto e applicato un accordo per riportare i clandestini donde sono partiti, sarebbe più costruttivo riconoscere che era anche obiettivo e vanto del governo precedente.
Contestano poi che respingendo in massa gli arrivi in massa non si consente l'asilo politico a chi ne avrebbe diritto. E' un po' contradditorio che con questa scusa si accoglino migliaia di clandestini: se questo davvero volessero dovrebbero scoraggiare il più possibile l'arrivo degli irregolari invece protestare quando viene fatto. E' come aggiungere tonnellate di sabbia sicuramente non aurifera alla sabbia aurifera e poi cercarvi l'oro. E le organizzazioni internazionali che contestano la stessa cosa dovrebbero spiegare come una persona ritenuta degna di presiedere una conferenza sui diritti umani non sia affidabile in materia di diritti di clandestini e rifugiati (o viceversa).
C'è immigrazione regolare, regolata e quella irregolare, clandestina: si fa un torto agli immigrati regolari trattando allo stesso modo l'una e l'altra, favorendo di fatto quella clamdestina: perchè osservare procedure magari lunghe e complicate se basta infischiarsene, violare ogni norma e accedere subito agli stessi diritti? Non trovo scandaloso che chi non è regolarmente nel Paese possa ususfruire del servizio scolastico o sanitario ma con la possibilità di essere identificato ed espulso: giusto avere cura di malati e minori ma senza privilegi e impunità.
Preferire i disonesti agli onesti capita spesso in Italia ma rimane una cosa ingiusta.
Non mi pare quindi razzismo ma solo rispetto della legalità e della equità che anche i clandestini siano tenuti a fornire correttamente le proprie generalità, la propria residenza come tutti gli altri. Anche al Pronto Soccorso, all'asilo, alla scuola; oppure nessuno deve farlo: lo status di clandestino non deve costituire un privilegio nei confronti di tutti gli altri, immigrati regolari compresi. Chi vuole entrare e vivere in un Paese lo faccia secondo le sue leggi: è piuttosto strano che per tema di discriminare chi le viola si discrimini chi le osserva.Naturalmente si può anche pensare che non esiste la sovranità territoriale, che chiunque può andare dove vuole, fare quello che gli pare, non rispettare regola alcuna. Questo però deve valere per tutti: non servono parlamenti, leggi, esercito, marina con navi per respingere o soccorrere barconi, poliziotti, giudici, carceri: non serve niente di niente e non servono quindi imposte e tasse. Ognuno fa quello che gli riesce: chi vuole dare letto e cibo a 100, 1000 persone lo fa, chi è senza soldi se li prende dove ci sono, chi ha voglia di lavorare lavora, chi ha voglia di delinquere delinque e i funzionari dell'ONU o d'Europa che vogliono salvare il mondo intero lo fanno a loro spese. Se questo si vuole, lo si dica.
Più realisticamente, in un Paese limitato e con risorse limitate anche l'immigrazione non può che essere limitata; anche se fosse fisicamente possibile farci stare tutti i diseredati del mondo il risultato non sarebbe che vivremmo tutti meglio ma che vivremmo tutti peggio.
Ci sono politici che auspicano un' Italia senza frontiere, un felice paese cocktail di lingue, religioni, culture come l'America multietnica di Obama, senza dire quanto più grandi e ricchi siano gli USA, che fine hanno fatto gli autoctoni, che gli africani vi sono arrivati controvoglia, che i migranti non venivano e non vengono accolti sempre e comunque. Oltretutto se tutti i Paesi divenissero multietnici il mondo finirebbe di esserlo e si perderebbero quei valori che si vogliono acquisire, valori oggi alla portata di tutti.
Altri dicono che sì, non possiamo accogliere tutti ma non dobbiamo nemmeno respingerli senza dare loro la possibilità di godere da noi qualche mese di vitto, alloggio e cure e poi potersene girare liberamente per l'Europa; invece di gridare allo scandalo perchè il governo ha fatto e applicato un accordo per riportare i clandestini donde sono partiti, sarebbe più costruttivo riconoscere che era anche obiettivo e vanto del governo precedente.
Contestano poi che respingendo in massa gli arrivi in massa non si consente l'asilo politico a chi ne avrebbe diritto. E' un po' contradditorio che con questa scusa si accoglino migliaia di clandestini: se questo davvero volessero dovrebbero scoraggiare il più possibile l'arrivo degli irregolari invece protestare quando viene fatto. E' come aggiungere tonnellate di sabbia sicuramente non aurifera alla sabbia aurifera e poi cercarvi l'oro. E le organizzazioni internazionali che contestano la stessa cosa dovrebbero spiegare come una persona ritenuta degna di presiedere una conferenza sui diritti umani non sia affidabile in materia di diritti di clandestini e rifugiati (o viceversa).
Scritto il 16/05/2009
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