Giovedì 08 Settembre 2011 PRIMAPAGINA Pagina 1
Il coraggio
e la normalità
La cosa che spaventa di più, nella situazione che sta attraversando l'Italia, è la progressiva e diffusa perdita del senso della realtà e della logica. Il cattivo esempio viene, come al solito, dall'alto: il caso più eclatante è l'ammissione resa dal ministro Calderoli in una riunione di presidenti provinciali veneti - e svelata ieri dal Giornale di Vicenza - del fatto che le Province non saranno abolite nonostante l'avvio delle procedure parlamentari. In pratica il ministro ha candidamente ammesso che si ripeterà la farsa del ministero dell'Agricoltura, cancellato da un referendum popolare e fatto rinascere con il nome di ministero delle Politiche agricole.
Come sia possibile sperare che un provvedimento così concepito e una manovra basata su simili presupposti possa essere ritenuta credibile e seria dai mercati, &#! 232; un mistero. Non si fanno fessi gli italiani, figuriamoci gli europei.
Ma i danni provocati da questa disarmante mancanza di credibilità non si limitano alle Borse o all'immagine del Paese: hanno effetti a cascata anche sugli italiani e determinano la progressiva rottura del patto di mutua fiducia tra Stato e cittadini. Il devastante fenomeno dell'evasione è solo l'aspetto più macroscopico di questa frattura: se non c'è fiducia nel sistema, è evidente che viene meno la volontà di contribuire al suo mantenimento. È sbagliato, non è condivisibile: ma è così. E la stessa scelta della Cgil di scioperare segue interessi di parte, non certo collettivi.
Se però scendiamo su una scala più piccola ci accorgiamo che la frattura tra Stato e cittadino produce effetti incresciosi. Nel giorno in cui il governo vara la manovra da lacrime e sangue, i presidi delle scuole vicentine rispondono picche alla richiesta di unif! ormare in due soli orari gli ingressi nelle scuole. L'appello ! era motivato dal fatto che anche le casse comunali piangono, e all'Aim la moltiplicazione delle corse degli autobus negli orari d'inizio delle lezioni costa 100 mila euro l'anno. Insomma, se si fossero decisi due ingressi, ad esempio uno alle 7.45 e uno alle 8.20, l'Aim avrebbe potuto risparmiare 100 mila euro. La risposta dei presidi è stata di 6 (sei) orari d'ingresso: alle 7.40, 7.45, 7.50, 7.55, 8.10 e 8.20. Una presa in giro.
I presidi sicuramente invocheranno l'autonomia scolastica, le norme, gli obblighi e qualsiasi altra legittima giustificazione: ma è difficile pensare che cinque minuti in più o in meno non valgano 100 mila euro. A meno che non si pensi - ed è questo il punto - che quei 100 mila euro li debba mettere lo Spirito Santo. In realtà sono soldi di tutti noi, bruciati sull'altare dell'egoismo. Il Paese va a rotoli, ma ciascuno pensa che tocchi agli altri fare il primo passo per rimettere in piedi la baracca. Vale per Lorsignori! e le Province, per gli evasori, per gli insegnanti e gli studenti, per tutti noi che abbiamo dimenticato che la vera prova di coraggio, oggi, è l'essere normali.
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