Imposte o tasse?
Ho sentito dire: "non voglio la riduzione delle ‘tasse’ perchè
dovrò pagare di più per visite mediche specialistiche, università dei
figli, ecc". Forse non sarebbe male chiamare le cose col loro nome, come
usava un tempo: imposte le imposte e tasse le tasse, magari precisando
se statali o locali. Ora quasi tutti usano sempre e solo la parola
‘tasse’, per semplificare, per adeguarsi, per pigrizia. La frase di cui
sopra letteralmente significa "non voglio la riduzione delle tasse
perchè dovrò pagare più tasse", un non senso. Se nel caso con ‘tasse’ si
intende invece la tassazione nel suo complesso, diminuire le imposte
non deve comportare aumento delle tasse nè la minore pressione statale
l’aumento di quella locale. Riabituarsi a chiamare le cose con il loro
nome italiano forse gioverebbe alla chiarezza, sempre che questo si
voglia.
Piccole cose
Credo
sia giusto pensare che in una democrazia le istituzioni siano al
servizio del cittadino e che per rendere un buon servizio il compito
affidato alle istituzioni sia da queste svolto nel modo meno oneroso,
ossia col minor dispendio di tempo e denaro. Un banale esempio di come
invece vanno le cose mi fa pensare che la realtà sia diversa.
Sarebbe bastato informare il proprietario, facilmente reperibile, che nel posto dove due settimane prima aveva lasciato l’auto era stato messo momentaneo divieto di sosta per trasloco. Probabilmente, come sempre succede, il divieto era stato messo un paio di giorni prima ma lui non l’aveva visto perchè a causa del maltempo da qualche giorno non aveva effettuato i consueti giri di controllo. L’auto aveva l’apposito contrassegno che ne permetteva la sosta in quel posto, il contrassegno era stato rilasciato del Comando Polizia Municipale: bastava una telefonata del vigile al suo Comando per sapere a chi era stato rilasciato, bastava un’altra telefonata o una passeggiata di un cento metri per suonare un campanello e l’ignaro proprietario avrebbe spostato la vettura nel giro di qualche minuto e senza costi. E invece viene chiamato il carro attrezzi e l’auto portata al deposito; il proprietario non trovandola pensa a un furto, va al Comando Polizia Municipale, scopre che furto non è, paga le spese di rimozione, ritira la vettura, vede il verbale di contravvenzione. Vorrebbe chiarimenti ma gli dicono che può solo presentare ricorso al Giudice di Pace e lo fa. Dopo più di due mesi l’Ufficiale Giudiziario lascia nella cassetta della posta l’avviso di avere depositato la notifica presso il Comune: lui era in casa, ma non ha sentito campanello suonare, forse perché nessuno ne ha premuto il pulsante. Il giorno dopo va in Comune e ritira la notifica della data dell’udienza (sei mesi dopo il ricorso) e il giorno seguente riceve una raccomandata A.R. che lo informa del deposito del documento già ritirato. Dopo altri 20 giorni riceve un’altra raccomandata A.R. dalla Polizia Municipale che gli notifica il verbale contro il quale già da tre mesi ha presentato ricorso e per il quale da tre settimane è già fissata l’udienza. Ogni raccomandata A.R. costa 5.6 euro, più di 10000 lire.
Probabilmente tutte queste procedure sono a tutela del cittadino, ma se l’Ufficiale Giudiziario fa bene il suo lavoro è inutile la raccomandata, se invece basta la raccomandata è inutile il lavoro dell’Ufficiale Giudiziario; se un verbale viene contestato presso il giudice di pace che ne informa l’ente emittente, non vi è dubbio che è stato ricevuto ed è inutile la raccomandata; se per l’ammissione del ricorso è richiesto di non effettuare il pagamento non ha senso chiederlo a ricorso avvenuto.
Sicuramente sono io a non capire la linearità dei procedimenti, ma mi pare che non si badi molto a come si spendono i soldi che in ogni caso sono a carico dei cittadini, di chi ha fatto ricorso o della collettività. Probabilmente 20000 lire di raccomandate inutili sono poco più di niente per qualcuno, ma mi resta il dubbio che se questo succede nelle piccole cose possa succedere in tutto.
Sarebbe bastato informare il proprietario, facilmente reperibile, che nel posto dove due settimane prima aveva lasciato l’auto era stato messo momentaneo divieto di sosta per trasloco. Probabilmente, come sempre succede, il divieto era stato messo un paio di giorni prima ma lui non l’aveva visto perchè a causa del maltempo da qualche giorno non aveva effettuato i consueti giri di controllo. L’auto aveva l’apposito contrassegno che ne permetteva la sosta in quel posto, il contrassegno era stato rilasciato del Comando Polizia Municipale: bastava una telefonata del vigile al suo Comando per sapere a chi era stato rilasciato, bastava un’altra telefonata o una passeggiata di un cento metri per suonare un campanello e l’ignaro proprietario avrebbe spostato la vettura nel giro di qualche minuto e senza costi. E invece viene chiamato il carro attrezzi e l’auto portata al deposito; il proprietario non trovandola pensa a un furto, va al Comando Polizia Municipale, scopre che furto non è, paga le spese di rimozione, ritira la vettura, vede il verbale di contravvenzione. Vorrebbe chiarimenti ma gli dicono che può solo presentare ricorso al Giudice di Pace e lo fa. Dopo più di due mesi l’Ufficiale Giudiziario lascia nella cassetta della posta l’avviso di avere depositato la notifica presso il Comune: lui era in casa, ma non ha sentito campanello suonare, forse perché nessuno ne ha premuto il pulsante. Il giorno dopo va in Comune e ritira la notifica della data dell’udienza (sei mesi dopo il ricorso) e il giorno seguente riceve una raccomandata A.R. che lo informa del deposito del documento già ritirato. Dopo altri 20 giorni riceve un’altra raccomandata A.R. dalla Polizia Municipale che gli notifica il verbale contro il quale già da tre mesi ha presentato ricorso e per il quale da tre settimane è già fissata l’udienza. Ogni raccomandata A.R. costa 5.6 euro, più di 10000 lire.
Probabilmente tutte queste procedure sono a tutela del cittadino, ma se l’Ufficiale Giudiziario fa bene il suo lavoro è inutile la raccomandata, se invece basta la raccomandata è inutile il lavoro dell’Ufficiale Giudiziario; se un verbale viene contestato presso il giudice di pace che ne informa l’ente emittente, non vi è dubbio che è stato ricevuto ed è inutile la raccomandata; se per l’ammissione del ricorso è richiesto di non effettuare il pagamento non ha senso chiederlo a ricorso avvenuto.
Sicuramente sono io a non capire la linearità dei procedimenti, ma mi pare che non si badi molto a come si spendono i soldi che in ogni caso sono a carico dei cittadini, di chi ha fatto ricorso o della collettività. Probabilmente 20000 lire di raccomandate inutili sono poco più di niente per qualcuno, ma mi resta il dubbio che se questo succede nelle piccole cose possa succedere in tutto.
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