Col tempo alcune cose cambiano, altre no
Indennità
La Ministra Rosy Bindi, richiesta di quanto percepiscono i
parlamentari, dice:"5000 euro mensili come indennità personale e il
resto (quanto?) è rimborso spese per far bene politica. 5000 euro sono
più degli 800 di un precario o dei 450 di un pensionato, ma pari allo
stipendio di molti dirigenti pubblici e privati e meno di tanti altri".
Evidentemente, sebbene spesso dicano di lavorare per il bene del Paese,
i politici lavorano principalmente per la propria carriera
professionale; se così non fosse si accontenterebbero di uno stipendio
decente per il tempo limitato che sono disposti a dedicare al bene
comune, non rimettondoci e non guadagnandoci. In realtà possono sempre
trovare qualcuno con stipendio più alto con cui confrontare il proprio e
giustificare quello e questo. Dicono che se così non fosse la politica
sarebbe appannaggio dei soli ricchi. E'vero il contrario: se gli
stipendi fossero più bassi sarebbero appetibili dalle persone con basso
reddito ma non da quelle con reddito più elevato, un male nel caso che
"reddito" sia sinonimo di "capacità".
Per quanto riguarda i dirigenti privati sono affari privati e le aziende che pagano troppo o inutilmente rischiano il fallimento. In ogni caso sono le aziende a fissare i limiti accettabili. Per i dirigenti pubblici, magistrati, parlamentari eccetera, il comune cittadino che li paga ha poca voce in capitolo sia sulla misura dello stipendio che sull'efficienza del servizio. Nessuna azienda pagherebbe i suoi dirigenti più di quanto le sia possibile e l'aumento di stipendio avviene solo quando aumentano gli utili per l'azienda. Analogalmente gli aumenti ai dipendenti pubblici dovrebbero avvenire solo come conseguenza dell'aumento degli "utili" ottenuti dai contribuenti. Nessun aumento se non vi è stato aumento per gli "azionisti": se non ci sono soldi per aumentare le disponibilità dei cittadini comuni o il loro benessere non devono esserci per i dirigenti pubblici, perchè evidentemente non hanno fatto bene il loro lavoro.
Sulle indennità personali, dice la signora, si può comunque discutere, ma i rimborsi "per far bene la politica" sono irrinunciabili. A questo punto non capisco a cosa serve dare soldi pubblici ai partiti, ai giornali di partito, ai clienti di partito se i politici già godono di molti benefici (benefit) o privilegi e di rimborso delle spese "politiche". Ben venga la proposta che questo non sia in maniera eguale e forfettaria per attivi e cattivi ma a "piè di lista", in modo chiaro e giustificato. Ma la proposta non basta.
Per quanto riguarda i dirigenti privati sono affari privati e le aziende che pagano troppo o inutilmente rischiano il fallimento. In ogni caso sono le aziende a fissare i limiti accettabili. Per i dirigenti pubblici, magistrati, parlamentari eccetera, il comune cittadino che li paga ha poca voce in capitolo sia sulla misura dello stipendio che sull'efficienza del servizio. Nessuna azienda pagherebbe i suoi dirigenti più di quanto le sia possibile e l'aumento di stipendio avviene solo quando aumentano gli utili per l'azienda. Analogalmente gli aumenti ai dipendenti pubblici dovrebbero avvenire solo come conseguenza dell'aumento degli "utili" ottenuti dai contribuenti. Nessun aumento se non vi è stato aumento per gli "azionisti": se non ci sono soldi per aumentare le disponibilità dei cittadini comuni o il loro benessere non devono esserci per i dirigenti pubblici, perchè evidentemente non hanno fatto bene il loro lavoro.
Sulle indennità personali, dice la signora, si può comunque discutere, ma i rimborsi "per far bene la politica" sono irrinunciabili. A questo punto non capisco a cosa serve dare soldi pubblici ai partiti, ai giornali di partito, ai clienti di partito se i politici già godono di molti benefici (benefit) o privilegi e di rimborso delle spese "politiche". Ben venga la proposta che questo non sia in maniera eguale e forfettaria per attivi e cattivi ma a "piè di lista", in modo chiaro e giustificato. Ma la proposta non basta.
Nessun commento:
Posta un commento