In un anno tre sentimenti: ammirazione, delusione, compassione. Questo ho provato per Walter Veltroni.
Quando proclamò di voler "correre da solo" l' ho ammirato: finalmente
uno cui non basta vincere le elezioni per poi trovarsi impegolato nei
contrastanti interessi e i veti di un'unione male assortita. "Per uno
così potrei votare in futuro, sempre che alle parole succedano i fatti"
pensavo, mi pareva uno che finalmente si rendeva conto che più
dell'odio comune serviva un programma comune, semplice e chiaro. Non
credo pensasse di vincere "da solo" le elezioni, aveva quindi tutto il
tempo per dimostrare la serietà dei suoi propositi e convincermi a
sceglierlo la prossima volta.
Quando si è abbinato al signor Di Pietro, sono rimasto un po' deluso:
come si fa a dire "corriamo da soli" e poi abbinarsi con uno come
quello. Dopo 6 mesi mi aveva già deluso del tutto: niente di quanto
detto veniva fatto, l' avversario tornava ad essere il demonio,
tornavano i cortesi insulti, le consuete chiusure, la delegittimazione
dell' altra parte.
Ora mi fa compassione: a capo di un partito con sondaggi impietosi, compagni ambiziosi, alleati arroganti, esponenti indagati.
In democrazia governa chi ha la maggioranza, chi ha un voto in più (al
senato, alla camera, nelle circoscrizioni elettorali) di chi gli è
contro: semplificando diciamo chi ha 51 su 100, il 51% da solo o con gli
alleati, occasionali o stabili.
Alleanze stabili - di legislatura -
dovrebbero basarsi sulla condivisione di gran parte degli obiettivi,
sulla lealtà reciproca, sull' assenza di prevaricazione.
E per
essere vincente l'alleanza dovrebbe attrarre più voti di quanti non ne
faccia perdere. Cercare voti estremisti fa perdere quelli moderati,
abbracciare idee come la demonizzazione dell'avversario può compattare
la coalizione: ma se è minoritaria, minoritaria resta. Una politica
tendente invece a conquistare i voti non del tutto convinti della parte
avversa aumenterebbe i propri e diminuirebbe quelli degli avversari,
in altre parole varrebbero il doppio: si potrebbe vincere anche se i
voti guadagnati fossero meno di quelli persi.
Quest'anno è ormai finito: i migliori auguri per il prossimo.
Non so se le vendite natalizie saranno minori del passato, ma se così
fosse non ne stupirei. Ho confrontato i prezzi delle merci di oggi con
quelli che ricordo di qualche anno fa. Quasi tutti sono invariati o
aumentati,
pochi altri sono circa la metà, come la mia pensione: solo che allora
a sinistra del punto c'erano le migliaia e ora le unità, allora erano
lire e ora euro.
Mi sembra normale che se non si adeguano i ricavi
diminuiscano le spese. Potrebbe pure capitare che se diminuiscono le
vendite diminuiscano i prezzi, ma anche che se i clienti calano i
prezzi crescano per mantenere il guadagno, quando c'è chi può comprare a
qualsiasi prezzo mentre gli altri devono rinunciarvi: finora è andata
così, mi pare.
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